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Il ruolo della Gdo contro lo spreco alimentare

  • Sul fronte della sostenibilità, lo spreco alimentare è un tema cruciale ed Expo 2015 ha contribuito a dare un impulso decisivo sul tema.
  • Sapevi che, a livello globale, circa il 14% del cibo viene perso prima che raggiunga i negozi e il 17% finisce è sprecato da rivenditori e consumatori?
  • La rete che porta il cibo nelle nostre case o sul tavolo del ristorante è estremamente complessa e uno dei nodi da sciogliere sta nella lunghezza delle filiere.
  • Prevenzione, educazione, recupero: ecco come la grande distribuzione organizzata può dare il suo contributo, con interventi di tipo logistico, sulle filiere, o promozionali in relazione alla clientela.
  • Dalle etichette intelligenti ai cartellini digitali con prezzi dinamici basati sull’intelligenza artificiale: per la Gdo il tempo d’azione non è il futuro, ma il presente. E l’Italia c’è.

Nuove sensibilità contro lo spreco alimentare

In principio era l’Expo. O, meglio, la sensibilità maturata in un anno, il 2015, in cui l’Esposizione di Milano aveva offerto l’occasione per mettere al centro l’alimentazione. Un tema, rispetto al quale la lotta allo spreco alimentare appariva cruciale. Lo testimonia anche il debutto, proprio in quel periodo (il 5 febbraio 2014), della Giornata nazionale di prevenzione contro lo spreco alimentare in Italia, promossa dal gruppo di lavoro coordinato dal “padre” di Last Minute Market, il docente universitario Andrea Segrè. A quasi dieci anni di distanza, la crucialità del tema resta immutata.

Rete complessa, numeri imponenti

Il sistema che, dalla produzione, consente l’arrivo sulle nostre tavole di cibi freschi, confezionati o cotti è particolarmente complesso. La domanda “Come ridurre lo spreco alimentare?” merita una risposta articolata che tenga conto dell’imponenza del fenomeno e della quantità di attori presenti sulla scena.

Imponenza e quantità certificate dai numeri che si registrano ogni anno sul versante dello spreco di cibo. Secondo dati Fao¹:

  • a livello globale circa il 14% del cibo viene perso prima che raggiunga i negozi;
  • il 17% è sprecato da rivenditori e consumatori.
  • Nel frattempo, circa 3 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso a una dieta sana e più di 800 milioni continuano a soffrire la fame.

In Italia, come rilevato da un recente report di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability, lo spreco alimentare lungo tutta la filiera vale oltre 9 miliardi di euro.

Perdite e sprechi: il nodo della lunghezza delle filiere

Già, la filiera. È la stessa Fao a evidenziare come, in relazione al contrasto allo spreco alimentare, uno dei nodi da sciogliere stia proprio nella lunghezza delle filiere. Queste ultime, infatti, sono o eccessivamente articolate, così da favorire gli sprechi in corso di trasporto del cibo, o, all’opposto, eccessivamente brevi e tali da non permettere il salvataggio degli alimenti prossimi alla scadenza. In questo senso, sul piano terminologico, ancora la Fao distingue tra le perdite che avvengono lungo il percorso della filiera lunga (e che, da stime della stessa agenzia delle Nazioni Unite, ammontano a 1/6 del cibo prodotto) e lo spreco in senso stretto. Quest’ultimo è riferito al cibo gettato alla fine del processo trasformativo.

Il ruolo della Gdo

Un rimedio contro lo spreco alimentare, tuttavia esiste, e sta nella consapevolezza e nella valorizzazione in chiave sussidiaria della grande distribuzione organizzata. Nella sostanza, attraverso le proprie reti di commercio e contatto con la clientela, la Gdo può svolgere un ruolo attivo di importanza primaria. In particolare su tre fronti: prevenzione dello spreco, educazione delle persone, recupero del cibo prossimo a uscire per deperimento dalla filiera.
La questione è come operare su una rete di distribuzione nazionale e sovranazionale? Gli interventi sono molteplici e, sul piano strettamente operativo, prevedono di:

  • modulare la filiera su dimensioni ottimali per minimizzare le perdite;
  • introdurre buone pratiche, a contatto con il consumatore, come la preparazione a vista e su richiesta di prodotti da vendere cotti;
  • promuovere incentivi e sconti per l’acquisto di prodotti ancora perfettamente consumabili, ma non lontani dal deperimento;
  • monitorare forniture e perdite, sempre attraverso le tecnologie digitali di ultima generazione per avere sempre presente il quadro della situazione e poter intervenire in caso di necessità.

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Impegno e nuove tecnologie

Alleati della Gdo nel contrasto allo spreco alimentare sono anche la scelta del pack migliore e il ricorso alle nuove tecnologie. Le etichette intelligenti, per esempio, consentono di monitorare lo stato di conservazione degli alimenti. Un altro caso di studio che merita una menzione è il sistema Wastless². Si tratta di cartellini digitali con prezzi dinamici basati sull’intelligenza artificiale. Di fatto, vengono riportati due costi che si aggiornano automaticamente a seconda delle rimanenze: per gli alimenti che scadono prima, si paga meno.

Questo per dire che la Gdo è scesa in campo per tempo sul tema e si è rimboccata le maniche per dare il suo contributo. Il tempo, insomma, non è il futuro, ma il presente. E, non di rado, il contrasto allo spreco alimentare si lega anche a un impegno sociale. Lo testimonia, tra le varie realtà, Coop, che nel 2022 ha recuperato oltre 5mila tonnellate di cibo destinate a 842 associazioni di volontariato in tutta Italia. Dal canto suo, Carrefour Italia è l’unico retailer a promuovere la vendita scontata al 70% di prodotti oltre Tmc (termine minimo di conservazione)³. Solo nel 2022, il valore della merce salvata dallo spreco grazie alla vendita dei prodotti a Tmc superato, ammonta a oltre 800mila euro. Continua, inoltre, la partnership con Too Good To Go, grazie alla quale, solo l’anno scorso, sono state salvate oltre 278mila magic box, per un totale di 679 tonnellate di Co2 risparmiate. E l’elenco, per fortuna, potrebbe continuare: da Conad a NaturaSì, da Esselunga a Lidl.

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Croce e delizia: burocrazia ed educazione

Un discorso a parte, relativamente allo spreco alimentare,  meritano i due grandi temi della burocrazia e dell’educazione a un’alimentazione corretta. Nel primo caso, il paradosso, tutto italiano, voleva che fino a pochi anni fa a un qualsiasi rivenditore “convenisse” gettare il cibo in fase di deperimento anziché donarlo prima che fosse troppo tardi. Questo perché la burocrazia legata alla donazione incideva sui produttori e sui rivenditori in termini di costi e spreco di tempo. Sull’onda lunga dell’Expo, tuttavia, è stata approvata nel 2016 una legge, la cosiddetta Legge Gadda, che semplifica le procedure e prevede una sorta di corsia preferenziale per le realtà intenzionate a contrastare lo spreco di cibo.

Sul versante dell’educazione alimentare, invece, gli analisti evidenziano come lo sforzo vada rivolto da un lato al rifiuto dei “cibi spazzatura”, più inclini a essere sprecati e, dall’altro, all’introduzione di buone pratiche come quella della spesa intelligente. È combinando tutte le tessere del mosaico che il contrasto allo spreco alimentare diventa una meta raggiungibile.

 

NOTE
1 Per approfondire: The State of Food Security and Nutrition in the World 2022, FAO
2 Scopri di più: wasteless.com
3 Il Tmc, diverso dalla data di scadenza, è la data entro la quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione, ma non pregiudica la possibilità di consumare il prodotto successivamente.

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